MUSIC

...

ily

ily

domenica 30 novembre 2014

EFFETTO DELLE PROTEINE DELLA CARNE SUL COMPORTAMENTO UMANO


Moltissimi sono gli animali che forniscono all’uomo le proteine della loro carne 
a scopo alimentare. Tali proteine creano indubbiamente nell’uomo aggressività,
 violenza, odio e insensibilità morale: si può pertanto affermare che la 
carne influisce negativamente sul comportamento umano.

Al contrario, il vegetariano crea le basi per un atteggiamento caratterizzato
 da tolleranza, mitezza, socievolezza e condivisione. 

Oggi, le affermazioni e le intuizioni di grandi uomini contrarie al ricorso alle
 proteine della carne possono avvalersi anche della chimica dei 
neurotrasmettitori e della neurobiologia, discipline scientifiche 
che spiegano come, e per effetto di quali alimenti, si creano 
determinati comportamenti nell’uomo. Conseguentemente, 
noi possiamo oggi operare con accresciuta sicurezza delle 
scelte consapevoli tra i vari cibi, preferendo alcuni ed evitando
 altri. Occorre, fra l’altro, respingere l’affermazione che la violenza
 é insita nella natura umana: nessuno nasce aggressivo e cattivo,
 ma può diventarlo con l’alimentazione carnea.
Le proteine animali indicate commercialmente come “carne” 
sono quelle del tessuto muscolare di vertebrati terricoli i cui cadaveri
l’uomo utilizza a scopo alimentare. In particolare si tratta di bovini:
 (bue, bufalo, bisonte); cervo, capriolo, daino, renna; cammello, 
alce, dromedario; capra, pecora; asino, cavallo; lepre, coniglio; 
riccio di terra, ippopotamo, canguro, suini (maiale, cinghiale, ecc.). 
L’uomo utilizza, a scopo alimentare, anche la “carne” di vertebrati 
non terricoli: quelle dei pesci (il pesce, non dimentichiamo, 
é “carne di pesce”) e di altri animali acquatici (balena, rana),
 nonché le carni di uccelli (pollame, anatra, tacchino, struzzo,
 cacciagione varia). 
Ma l’uomo che mangia carne infierisce, uccidendoli e poi mangiandoli,
 su molti animali invertebrati, come: molluschi (polpo, seppia, calamaro,
 patella, chiocciola, ostrica, mitilo, dattero di mare, cardio, manicaio,
 cappa lunga, folode, sigaro di mare, vongola). Crostacei
 (gambero di fiume, gambero di mare, aragosta, scampo, gammano,
 granchio di mare, cancro, squilla, mala, grancevola). Echinodermi
 (riccio di mare, trepang-oloturia).
Tale prelievo di proteine dal mondo animale costituisce una autentica
 carneficina, che non solo non è necessaria, non solo è eticamente 
riprovevole, ma che é anche apportatrice di stati patologici fisici, 
dovuti alla conseguente tossiemia (sino al cancro) e psichici
 (a causa dell’aggressività che induce nel comportamento). 
Di solito si intende per “carne” il tessuto muscolare
 (sempre contenente dei grassi “saturi”, cioè della peggiore qualità).
 Ma mangia carne anche chi mangia il fegato o le cosiddette “animelle”
 (pancreas, timo e ghiandole salivari) o il rene (rognone) o il cervello,
 organi non costituiti da tessuto muscolare; così pure mangia 
carne chi mangia la cosiddetta “trippa” (che è una parte del 
complesso stomaco dei ruminanti), oppure gli “insaccati”, come
 la coppa, il cotechino, la mortadella, il prosciutto, il salame, 
i würstel, lo zampone, ecc. Così ancora, mangia carne chi 
consuma la lingua o i muscoli della coda di bovini, oppure
salciccia o bresaola o pancetta, ecc. E mangia carne
 anche chi mangia il caviale, la bottarga o (come in Cina)
 la carne di cane, o la cosiddetta “corata” o la “pagliata”.
Insomma, uno spaventoso massacro, un autentico grande
 olocausto
Questo immane prelievo, a scopo alimentare, di proteine
 dal mondo animale influisce profondamente sul comportamento 
umano. In linea generale, in condizioni di vita naturale, gli animali 
carnivori sono feroci e aggressivi, mentre quelli non carnivori 
sono pacifici e socievoli. Un’altra facile constatazione: 
la graduale riduzione dell’aggressività dell’uomo a misura che 
esso passa da una dieta comprendente molta carne a una 
dieta che esclude i cibi iperproteici e in particolare la carne. 
È noto anche che i cani, sebbene in natura siano carnivori, se
 si vuole che montino con efficacia la guardia e aggrediscano 
persone a loro sconosciute, debbono essere alimentati con 
razioni di carne superiori al normale. Analogamente, se si
 vuole, in tempo di guerra, impiegare degli uomini in azioni
 belliche molto rischiose, occorre dar loro abbondanti razioni
 di carne, utilizzata come una droga atta a sviluppare aggressività,
 violenza e insensibilità morale; nell’Iliade di Omero si narra di
 festini a base di carne, ai quali prendevano parte i guerrieri, tra una
 battaglia e l’altra.
Seneca faceva notare che tra i mangiatori di gran quantità di carne 
si annoverano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre 
fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che
 si nutrono dei frutti della terra hanno un comportamento mite. 
Liebig racconta che nel giardino zoologico di Giesen l’orso, se
 era costretto a mangiare carne al posto di vegetali, diveniva
 oltremodo irrequieto e pericoloso.
Si può quindi affermare che l’igiene fisica é anche igiene mentale,
 come sosteneva J. Dalemont, descrivendo la storia 
dell’alimentazione umana nel suo lavoro “Manuale d’igiene mentale”.
È nota l’espressione “la carne mi dà la carica”, usata da chi
 vuole giustificarne l’uso alimentare, dato che questa società,
 basa suÌla competitività, sulla libera e sfrenata concorrenza 
e sull’arrivismo, esige dall’individuo una grinta aggressiva che
 permetta di farsi strada (é nota la frase “struggle for life”).

L’uomo non é un semplice tubo digerente da riempire con cibi vari.
 L’uomo é un essere pensante, il cui cervello é un organo che, 
come tutti gli altri organi del corpo, deve essere nutrito con il 
materiale che occorre al suo metabolismo e che gli porta la
 corrente sanguigna. E poiché noi oggi mangiamo in gran parte
 cibi prodotti dalle industrie alimentari, vendute solo a scopo
 di profitto e non tenendo in alcun conto le nostre autentiche 
necessità alimentari naturali, si può affermare che, 
come la medicina ufficiale é condizionata e finanziata 
dall’industria farmaceutica, così la cosiddetta “scienza 
dell’alimentazione” é completamente nelle mani dell’industria 
chimica del cibo.
Tale industria, in notevole parte, cerca di smerciare autentici 
“cibi-spazzatura”, soprattutto quelli a base di proteine della 
carne, servendosi anche del potente ausilio dei mass-media.
 Succede, quindi, che un’accettazione acritica di tali attività
 degli industriali alimentari, si traduce inevitabilmente,
 sul piano pratico, in comportamenti violenti nei riguardi 
dei nostri simili e degli altri esseri viventi, a causa 
dell’aggressività indotta dal cibo cadaverico.
 Già il grande Giovenale (Satira X,512) circa venti secoli fa 
aveva sentenziato, con una massima eterna, la stretta 
dipendenza della sanità della mente da quella del corpo:
 “Mens sana in corpore sano”.
La mente, quindi, non può essere sana se non é sano il corpo,
 il che, in termini pratici, significa che occorre dare alla salute 
del corpo la priorità essendo essa “conditio sine qua non” per
 la salute mentale. Molto più tardi, nel XVII secolo, un’altra
 voce autorevole, quella del filosofo inglese John Locke
nella sua opera “Pensieri sull’educazione” (1693) sottolineava 
la validità dell’assioma di Giovenale, cioè la dipendenza della 
sanità della mente da quella del corpo.
Da quanto precede deriva la grande importanza del
 vegetarismo (nella accezione, beninteso, derivante da una
 giusta valutazione dell’origine etimologica del termine) il quale, 
disintossicando il corpo, purifica anche il sangue che nutre 
il cervello; il pensiero, di conseguenza, si fa più lucido e penetrante
, ne consegue una vera e propria “dilatazione della mente”, 
aumenta la capacità di autocontrollo e la resistenza al lavoro 
intellettuale e a quello fisico e si instaura un atteggiamento 
caratterizzato da tolleranza, mitezza, disponibilità al dialogo
 sereno, alla ricerca di soluzioni pacifiche delle vertenze, 
all’amore, alla socievolezza, alla condivisione.
L’attività elettrica del cervello, rivelata elettroencefalograficamente 
(EEG), ha evidenziato che l’alimentazione vegetariana induce il 
cosiddetto “ritmo alfa”, che é espressione di uno stato di rilassamento
 neuromuscolare non solo del cervello, ma di tutto l’organismo.
 Leadbeater sostiene che tale indagine scientifica comprova 
la benefica azione del vegetarismo sul comportamento,
 in quanto vi apporta una sensazione di benessere “analogo 
allo stato di meditazione sulle realtà più profonde”.
Ecco perché gli uomini più intelligenti, più colti, più aperti,
 più tolleranti del mondo, di tutti i tempi, si annoverano tra i 
vegetariani, in tutti i campi dello scibile: nelle scienze, 
nella filosofia, nell’arte, nella letteratura, nella medicina, ecc.
È ovvio, quindi, che se il sangue che nutre il cervello vi porta
 i cataboliti della carne, la fisiologia cerebrale ne resterà
 influenzata e il comportamento, invece, sarà caratterizzato 
- ripetiamo - da intolleranza, tendenza alla litigiosità e all’aggressività: 
al posto dell’amore, l’odio; al posto della convivialità e della
 unione, la separazione, l’annullamento della socialità, la violenza. 
L’uomo é, così, cacciato nella asocialità e in un feroce individualismo.
 È quel che vuole il potere: “Divide et impera!” Ecco perché il potere
 (che sa manovrare l’arma alimentare per influire, con essa, sul
 comportamento umano e orientarlo verso ciò che fa più comodo ai 
detentori del potere) fa di tutto per indurci a mangiare cibi morti,
 avvelenati e quindi intossicanti, soprattutto la carne. Il bersaglio è 
infatti, in ultima analisi, il cervello, che si vuol rendere incapace di capire.
 In conclusione, mentre il vegetarianesimo favorisce le più eccelse
 facoltà cognitive, i carnami deprimono tali attività cognitive,
 esaltando, invece, comportamenti dannosi all’individuo e alla
 società, e aumenta, di conseguenza, la quantità di serotonina 
che può ottenersi. Invece, un pasto ricco di proteine della carne 
riduce la presenza di triptofano nel cervello e, conseguentemente,
 determina uno stato di aggressività, di ansia, di propensione 
alla lotta. La scelta degli alimenti influenza, quindi, il comportamento 
e le emozioni.
Quanto ci dice il dott. Rossi ha trovato conferma sperimentale da parte
di John Fernstrom e Richard Hurthman, biologi del Dipartimento della
 Nutrizione e delle Scienze Alimentari del Massachusetts Institute of 
Tecnology.
La serotonina si é pertanto meritata l’appellativo di “sonnotonina”,
 a causa della sua particolare capacità di produrre sonno.
 Da parte di alcuni “nutrizionisti” contrari al vegetarismo
 (per vari motivi, leciti o inconfessabili) si cerca di sostenere
 che l’aggressività non é determinata dalle proteine della carne, 
ma sarebbe insita nella natura umana; affermazione assurda, 
giacché nessuno nasce aggressivo e cattivo, ma può diventarlo con
 l’alimentazione carnea.
Il noto antropologo prof. Luigi Lombardi Satriani ci dice al riguardo: 
“È un alibi rinviare l’aggressività alla natura; un alibi che la nostra 
società cerca di fornire a sé stessa per scaricarsi di molte responsabilità”. 
In realtà, nessun uomo nasce “cattivo”. Se così fosse, l’aggressività 
sarebbe universale, cosa che l’antropologia smentisce. 
Sono esistite, ed esistono ancora, società che hanno sviluppato culture
 assolutamente non violente. Per esempio, certe tribù dell’Africa
 o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa
 in Venezuela, hanno costruito una società molto pacifica, volta
 alla cooperazione, non c’é traccia di aggressività nell’educazione
 dei loro bambini e i giochi infantili rispecchiano l’equilibrio del sistema:
 sono fatti di danze, canti, amore. L’odio è sconosciuto ed è
 risaputo che queste popolazioni sono vegetariane. 
Quale migliore prova che l’alimentazione forgia il carattere?
Non va dimenticato che i potenti ci tenevano a manifestare
 la loro pretesa “superiorità” praticando ed esibendo un
 carnivorismo deciso poiché, secondo loro, la carne,
 simbolo alimentare della violenza, doveva rappresentare
 l’irrinunciabile distintivo dei forti. Ma per mangiare carne 
occorre che in precedenza ci sia stato un atto violento
 culminato nell’uccisione di un animale; quindi il consumo 
di carne, essendo basato su un assassinio, non può che 
essere associato alla violenza e alla forza bruta.
 Al contrario, il vegetarismo richiama la stabilità, la tranquillità,
 la serenità del mondo vegetale che, nella sua possente nobiltà,
 trae dalla madre terra vita e forza per farne dono all’umanità.
 Il prof. Carlo Sirtori, noto clinico e scienziato, ha messo giustamente
 in luce che il ricorso alle proteine della carne da parte dell’uomo
 crea aggressività perché nella carne il calcio e il fosforo sono 
presenti nel rapporto di 1 parte di calcio contro 50 di fosforo.
 Mangiando carne, si introduce quindi un eccesso di fosforo,
 innaturale per l’uomo, nel cui latte il rapporto calcio/fosforo
 é di 2 ad 1.
 “Questo fatto- commenta Sirtori- comporta una caduta del tasso di calcio,
 con conseguente instaurazione, nel comportamento umano, di irritabilità
 e aggressività, che nei bambini può provocare delle crisi convulsive”.
Nel 1992 ai marines americani che si preparavano a entrare in azione 
durante la famosa “Guerra del Golfo” furono fatti pervenire, in aggiunta 
alle “normali” e già abbondanti razioni di carne, 50.000 tacchini. 
Motivo: “Sono soldati e devono mangiare molta carne”. 
In altri termini: “Devono aggredire e la carne serve per renderli aggressivi”.
 Termino questo mio intervento citando la nota frase del fisiologo 
Jacopo Moleschott, che conferma l’aggressività indotta dalla carne: 
“L’irlandese, finché si nutrirà di patate, sarà sottomesso dall’inglese 
che mangia beef-steak e roast-beef”.

Nessun commento:

Posta un commento